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CONSEGUENZE COGNITIVE DEL LOCKDOWN E COME CONTRASTARLE

CONSEGUENZE COGNITIVE DEL LOCKDOWN E COME CONTRASTARLE

Il ricordo dell’anomala situazione che abbiamo vissuto nella scorsa primavera è ancora presente nella memoria collettiva, così come permangono, sempre attuali, le preoccupazioni legate alla situazione odierna.

Proprio queste preoccupazioni ci spingono tutt’ora a limitare i nostri spostamenti, le nostre attività e le nostre interazioni sociali e, come conseguenza, ad aumentare il tempo e le attività spese all’interno delle nostre abitazioni.

In questo scenario, è comune a molte persone la necessità di riempire il proprio tempo per contrastare linerzia causata dalla scarsità di attività stimolanti normalmente più presenti e accessibili.

Ma cosa succede nel caso in cui non si riesca a sopperire a questa mancanza di stimoli? Quali sono le conseguenze dell’inerzia da lockdown sulle nostre capacità cognitive?

Iniziamo col dire che la tendenza al “nullafare” può essere naturale e normale in tale situazione anomala, un po’ per via delle preoccupazioni derivate dall’incertezza che sta caratterizzando questo 2020, un po’ per l’instaurarsi di circolo vizioso nel quale l’inerzia ad agire genera ulteriore inerzia.

Se questa condizione si protrae per un periodo di tempo prolungato possono però insorgere delle conseguenze negative sulla flessibilità intellettuale a nostra disposizione. In particolare, le persone adulte risultano maggiormente a rischio, in quanto la velocità del declino delle abilità mentali aumenta con l’avanzare dell’età.

Il cervello infatti, pur essendo un organo dotato di caratteristiche uniche all’interno del corpo umano, possiede una proprietà che consente in qualche modo di paragonarlo ai muscoli: la plasticità cerebrale.

Il cervello infatti non è immutabile ma, al pari dei muscoli, può svilupparsi in positivo e in negativo tramite la creazione e lo sfoltimento delle connessioni tra i neuroni. Questa plasticità è direttamente influenzata dal livello dell’attività mentale messa in atto quotidianamente.

Un periodo prolungato di scarsa attività può dunque influenzare negativamente le nostre abilità cognitive. Di conseguenza è possibile notare una minor capacità di concentrazione e un maggior senso di fatica quanto si svolge un compito, diminuendo così la produttività.

È inoltre comune una sensazione di una ridotta flessibilità di pensiero, maggiori difficoltà in compiti di problem-solving e decision-making, minore creatività e abilità di multitasking.

Esattamente come la nostra forma fisica può essere peggiorata durante questi mesi (un’indagine Ismea ha rilevato come circa il 47% degli italiani si sia posto la preoccupazione di rimettersi in forma dopo il lockdown), anche le abilità cognitive possono risultare “appesantite”. Allo stesso modo, se chi ha svolto attività fisica presso la propria abitazione ha subito meno le ripercussioni fisiche della quarantena, anche chi ha avuto maggiori attività cognitive stimolanti ha manifestato meno sintomi negativi.

Ma cosa si può fare per mantenere allenata e ben stimolata la nostra mente, contrastando così le conseguenze dell’inerzia da lockdown?

È di grande importanza affrontare tutti i giorni dei compiti che siano effettivamente stimolanti, sulla base delle proprie capacità. Occorre quindi ritagliarsi dello spazio, anche di poche decine di minuti, durante il quale svolgere delle attività che risultino effettivamente stimolanti.

Perché ciò avvenga, la “sfida” deve essere ben bilanciata in termini di difficolta. Il grado di complessità deve essere infatti abbastanza elevato da necessitare la messa in gioco delle abilità cognitive ma, al contempo, non deve superare le nostre capacità, per evitare l’esaurimento delle energie mentali e la frustrazione del fallimento.

Occorre dunque evitare attività troppo semplici e abituali, che possono essere affrontate col “pilota automatico” in favore di altre più sfidanti e che richiedano di sforzare le nostre abilità di pensiero. Ma è fondamentale anche evitare sfide troppo impegnative.

Nel concreto, è possibile disporre con facilità di molte attività che permettono di allenare i nostri sistemi cognitivi. Ad esempio, le parole crociate rappresentano una valida modalità di stimolare la memoria semantica, il vocabolario e il problem solving, i compiti di brain training messi a disposizione, spesso gratuitamente, da varie app consentono di allenare molteplici funzioni e la lettura di libri e testi impegnativi consentono di esercitare le abilità di analisi e comprensione.

Inoltre, lo studio di lingue straniere e di nuove materie, i rompicapo, le attività creative quali pittura e scrittura e persino alcuni videogames possono essere utili nel mantenere l’elasticità di pensiero.

Il maggior tempo a disposizione può anche fornire l’occasione per cimentarsi in pratiche di meditazione, per le quali sono in costante aumento le evidenze scientifiche che ne supportano l’efficacia nel potenziare sia le abilità cognitive che, in generale, il benessere delle persone.

Ricapitolando, è necessario ritagliarsi quotidianamente e con costanza uno spazio di almeno trenta-quaranta minuti per svolgere un’attività che consenta la piena messa in atto delle proprie risorse mentali e che assorba totalmente la nostra concentrazione. È importante che il compito scelto sia di natura diversa rispetto a quelli affrontati in ambito lavorativo, per non consumare eccessivamente le funzioni cognitive coinvolte e, nel contempo, allenandone altre.

È inoltre necessario che l’interezza delle risorse attentive siano direzionate sull’attività svolta, eliminando quindi la presenza di distrazioni all’interno dell’ambiente per tutta la durata del compito.

Non vi sono comunque attività standard da consigliare, in quanto ogni attività può risultare stimolante per ciascuna persona. L’importante è quindi trovare quei compiti che suscitino interesse e sensazioni positive di sfida in ciascuno, in modo da tenere le nostre abilità cognitive ben allenate.

Questo articolo è stato ideato e scritto da Marco Fusar Poli laureato in Psicologia per il Benessere ed esperto in Neuropsicologia https://www.linkedin.com/in/marco-fusar-poli/

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